Nuovi e vecchi spazioporti rinnovano l’interesse verso l’Africa

Il Luigi Broglio Space Center

Qualche settimana fa la Turchia aveva comunicato l’intenzione di iniziare un programma spaziale complesso ed articolato. Con l’obbiettivo ultimo di riuscire in un allunaggio morbido attraverso mezzi sviluppati in autonomia, il paese ha però bisogno di uno spazioporto. Un primo passo verso questa meta si è concretizzato nella notizia di rapporti diplomatici tra la Turchia e la Somalia per costruirne uno in terra africana. Sicuramente una mossa giusta vista la posizione privilegiata sull’equatore, ma non certo semplice considerando l’instabilità del paese.

In Kenya, invece, si ritorna a parlare di uno spazioporto di cui molti avevano dimenticato l’esistenza: il Centro Spaziale Luigi Broglio. Lo spazioporto italiano, la cui rampa di lancio è situata su una piattaforma in mare, ci permise nel 1967 di essere tra le primissime nazioni al mondo a costruire, lanciare ed operare un satellite in orbita. Sebbene l’Italia non lanci un satellite dalla Piattaforma San Marco dal 1988, la neonata Agenzia Spaziale del Kenya (KSA) ha dichiarato di voler tornare ad utilizzare la piattaforma per lanciare satelliti e razzi in orbita a partire da Agosto. I lanci sarebbero potuti avvenire prima ma attualmente la KSA si appoggia ancora ad esperti italiani, che per via delle restrizioni dovute al COVID-19 non hanno potuto raggiungere il centro in Africa.

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