Una tempesta geomagnetica ha portato alla perdita di 40 satelliti Starlink appena lanciati
A qualcuno di voi sarà capitato di sentire parlare di tempeste solari e di come possano essere pericolose per i nostri satelliti in orbita. Sicuramente ora sarà più facile farsi un’idea della pericolosità del meteo spaziale, nonché di quanto possa costare in termini economici sottovalutare una previsione meteo.
Solo la scorsa settimana, nel trittico di lanci della SpaceX, vi ho parlato dell’ennesimo lancio di satelliti Starlink, per la precisione del Gruppo 4-7. I 49 satelliti sono partiti dal Kennedy Space Center giovedì 3 Febbraio. Dopo poco hanno raggiunto un’orbita a circa 210km di altezza, come di norma per i satelliti della costellazione per l’internet satellitare di Elon Musk. L’orbita è volutamente bassa per permettere ai tecnici della SpaceX di valutare la piena funzionalità di tutti i satelliti. Nel caso che taluni abbiano dei guasti o malfunzionamenti non correggibili da terra, possono decidere di farli rientrare nell’atmosfera rapidamente e senza causare ulteriori detriti spaziali.
Il 29 Gennaio la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha rilevato un brillamento solare. E la conseguente tempesta solare è stata prevista arrivare intorno al 2 Febbraio, il giorno prima del lancio del Falcon9. Tale tempesta non ha quindi “fritto” il gruppo di satelliti, ma ha riscaldato parecchio l’atmosfera terrestre, aumentandone la densità del 50% alle altezze di cui abbiamo parlato poco sopra. I satelliti si sono ritrovati a dover combattere con una resistenza aerodinamica molto alta e, soprattutto, non prevista.
La SpaceX ha provato a mettere tutto il suo hardware in modalità sicura. Ha anche disposto i satelliti di taglio per ridurre il più possibile il freno esercitato dall’atmosfera, ma non è stato sufficiente. Il giorno dopo, circa 40 satelliti sono rientrati, distruggendosi come delle stelle cadenti. Molti di questi sono stati avvistati sopra Puerto Rico.
È già capitato che la stessa azienda abbia deorbitato 1-2 satelliti in passato dopo alcuni lanci per problemi vari. La perdita di un gruppo quasi completo, invece, è un’evento di tutt’altra entità. Il giornalista Michael Sheetz, in un’analisi molto spannometrica (in quanto azienda non quotata, la SpaceX non è obbligata a pubblicare preziari o costi), ha stimato una perdita di circa 50 milioni di $ tra il costo del lancio e 20 milioni il costo di 40 satelliti. Non una cifra che possa far rischiare il default ad un’azienda solida come quella di Elon Musk, ma che rappresenta comunque una brutta spesa non certo gradita.