In un grigio pomeriggio Cape Canaveral ha ospitato la quarta missione rideshare di SpaceX, la seconda di quest’anno. Una missione che ha visto parecchi satelliti in meno a bordo, anche a causa dei dinieghi dell’azienda di Hawthorne di avere a bordo gli OTV di Spaceflight. Con 40 satelliti a bordo, il booster B1061 è decollato venerdì verso il suo settimo volo, riatterrando con successo sulla nave drone Just Read The Instructions (JRTI) poco dopo. I fairing utilizzati questa volta erano nuovi e sono stati ripescati dalla nave Bob.

Come sempre, nel caso delle missioni Transporter, non è semplice avere ben chiaro il manifesto di carico. Quel che sappiamo di sicuro è che alcuni clienti abituali erano presenti anche per questo volo. È il caso della nostrana D-Orbit con il suo ION SCV005 Almighty Alexius, che trasporta 7 satelliti, più un carico che resterà a bordo durante tutta la missione Spacelust. L’azienda ha in calendario altre quattro missioni per il 2022 e, essendo previste solo due ulteriori missioni Transporter, potremo presto vedere l’OTV italiano nuovamente su altri lanciatori.

La tedesca Exolaunch era presente con uno tra i carichi più numerosi, avendo a manifesto 12 satelliti per 8 diversi clienti. Di questi, 5 erano dell’argentina Satellogic, che raggiunge quota 27 satelliti in orbita.

Nonostante tutto era presente anche Spaceflight. Seppur senza alcun OTV, ha portato in orbita 4 satelliti: uno per Lynk Global e tre per la costellazione HawkEye 360. Dal loro sito si evince inoltre che 4 dei satelliti a bordo di Almighty Alexius, quelli per Kleos Space, erano clienti Spaceflight.

Trai i vari satelliti che hanno volato in maniera indipendente, vanno sicuramente citati i 12 picosatelliti SpaceBEE della Swarm Technologies, e il tedesco EnMAP, che con i suoi 980kg si può considerare un po’ il carico principale della missione. Sviluppato per conto dell’Agenzia Spaziale Tedesca (DLR) è provvisto di un sensore iperspettrale che verrà utilizzato per monitorare i cambiamenti climatici.