28 Giugno 2022 09:55 UTC – CAPSTONE
La missione partita dal Rocket Lab Launch Complex 1 martedì mattina potrebbe presto diventare la prova che i grandi viaggi partono con un piccolo passo. CAPSTONE, acronimo di Cislunar Autonomous Positioning System Technology Operations and Navigation Experiment, è infatti la prima missione del programma Artemis. E proprio il programma spaziale che mira a riportare gli americani (almeno in primis) sulla Luna è partito, però, dalla Nuova Zelanda. Ciò potrebbe sembrare anche un segnale della grande internazionalità a cui mira il programma. Se non fosse che in realtà è a causa di rallentamenti burocratici nella certificazione dello spazioporto americano della Rocket Lab.
Spazioporto di partenza a parte, è un dato di fatto che un cubesat di 25 Kg sia stato lanciato da un piccolo lanciatore come l’Electron alla volta del nostro satellite naturale. Giunto in una prima orbita di parcheggio grazie ai due stadi del lanciatore neozelandese, CAPSTONE verrà poi spinto ad intervalli regolari dal kickstage Photon equipaggiato con il motore evoluto HyperCurie. Al sesto giorno dopo il decollo avverrà l’ultima, decisiva spinta, che lo proietterà nel suo viaggio di 4 mesi per raggiungere la Luna.
A quel punto CAPSTONE inizierà il proprio vero lavoro. Dovrà infatti inserirsi in una particolare orbita ellittica chiamata Near Rectilinear Halo Orbit (NRHO). La stessa che utilizzerà la stazione lunare Gateway. Questa missione è infatti un banco prova per quella che sarà la base orbitale delle missioni umane verso il suolo lunare. Dovrà testare in primis proprio l’inserimento in questa inusuale orbita e certificarne i benefici in termini di efficienza.
Nei 6 mesi della missione verranno quindi testate ampiamente le comunicazioni verso la terra, che proprio grazie alla particolarità dell’orbita saranno ininterrotte. E per non affidarsi unicamente alle stazioni a terra, CAPSTONE si orienterà e manterrà l’orientamento della propria orbita facendo anche riferimento al Lunar Reconnaissance Orbiter, altra missione della NASA, che orbita attorno la Luna dal 2009. Con essa infatti dialogherà spesso, testando anche le comunicazioni tra diversi velivoli, in previsioni di molte altre comunicazioni inter veicolari nei prossimi anni del programma.
Infine, potrà essere un’occasione per aziende private di confrontarsi con l’organizzazione di missioni ben oltre l’orbita terrestre, e per la NASA di gestire missioni nello spazio profondo anche con piccoli cubesat. Photon, ad esempio, una volta separatosi da CAPSTONE, riaccenderà una ulteriore volta il motore per spingersi con abbastanza forza da poter effettuare un sorvolo del nostro satellite e poter testare tutte le proprie apparecchiature a grande distanza dalla Terra.