13 Luglio 2022 11:13 UTC – VV21

Un Vega-C al decollo della missione inaugurale VV21

Dieci anni fa il primo volo del lanciatore europeo Vega decollava da Kourou, ma già si stava pensando a come si sarebbe potuto farlo evolvere. Per puntare ad una riduzione dei costi di produzione e rendere più efficiente la flotta di vettori europei, nel 2014 venne deciso che il primo stadio della sua evoluzione sarebbe stato utilizzato anche come booster per l’Ariane 6. Il debutto di quest’ultimo, allora, era previsto per il 2018-19. Ma il motore italiano M10, designato sostituto dello stadio superiore AVUM, non sarebbe arrivato prima del 2026. Lo stesso anno, con la riunione ministeriale dell’ESA, nacque l’idea di frapporre una versione intermedia tra il lanciatore originale Vega e la sua evoluzione finale Vega-E, ovvero il Vega-C.

Da allora si susseguirono numerosi ritardi e imprevisti, COVID e i due fallimenti del Vega su tutti, che portarono a rimandare il volo inaugurale del nuovo lanciatore per molti anni. Ma finalmente, mercoledì, è giunto il momento di debuttare. Non senza tribolare fino all’ultimo, con ben due sospensioni che hanno fatto alzare le preoccupazioni per un ritardo anche in quello che sarebbe dovuto essere il gran giorno. Ma con perseveranza e molta professionalità il volo VV21 è potuto partire alle 13:13 ora italiana.

Pur restando un vettore a 4 stadi, rispetto al suo predecessore il Vega-C è stato rivisto in quasi tutti i suoi componenti, con upgrade e sostituzioni molto importanti. Il primo stadio è stato sostituito con il famoso P120C, a carburante solido, che andrà ad accelerare anche gli Ariane 6. È già addirittura prevista un’evoluzione di questa parte, chiamata P120C+, più lungo di un metro e quindi con ancora più carburante a disposizione. Il nuovo secondo stadio, Zefiro 40, va a sostituire il più piccolo Zefiro 23 utilizzato finora.

Gli ultimi 2 stadi invece sono quelli che hanno subito le minori modifiche. Laddove lo Zefiro 9 resta immutato al terzo stadio, il quarto, AVUM+, è stato invece aggiornato. L’unico con motore a combustibile liquido avrà ora più carburante e peserà di meno, permettendo quindi un maggior numero di manovre in orbita.

Anche i fairing sono stati completamente rivisti, aumentando notevolmente lo spazio a disposizione del carico, che, per questo viaggio inaugurale, constava di 7 satelliti.

Il satellite passivo LARES 2 Crediti: ESA/CNES/Arianespace/P. Baudon

Il carico principale, LARES 2, non è un vero satellite, ma una sfera in lega di nickel con più di 300 riflettori: quella che potrebbe sembrare una sorta di raffinata “palla da discoteca”, è uno strumento scientifico passivo che permetterà di effettuare misurazioni molto precise dell’effetto di trascinamento dei sistemi inerziali. Anche conosciuto come effetto “frame-dragging”, è una distorsione dello spazio-tempo causata dalla rotazione di un corpo enorme come la Terra. Gestita dall’ASI, è un’evoluzione del LARES che venne lanciato 10 anni fa per la prima missione del Vega originale.

Gli altri 6 carichi secondari sono tutti cubesat, che trarranno vantaggio dell’orbita raggiunta da questo volo (MEO) per alcuni studi specifici. ALPHA, di ARCA Dynamics, studierà i fenomeni legati alla magnetosfera terrestre, come l’aurora boreale e australe. AstroBio CubeSat (ABCS) testerà una soluzione per rilevare biomolecole nello spazio e coinvolge molte università e aziende italiane e l’ASI. CELESTA, del CERN e dell’Università di Montpellier, studierà i cortocircuiti nei sistemi elettronici causati da particelle energetiche. GreenCube, dell’Università La Sapienza, tenterà di massimizzare l’efficienza delle risorse necessarie per coltivare piante nello spazio. Anch’esso dell’Università di Montpellier, MTCube-2 verificherà gli effetti delle radiazioni su memorie flash. Infine TRISAT-R permetterà all’Università di Maribor di effettuare misurazioni delle radiazioni ionizzanti.

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