10 Novembre 2022 09:49 UTC – JPSS-2

Un Atlas V al decollo con a bordo il satellite JPSS-2

Con il lancio di giovedì mattina si chiudono un’altra serie di importanti capitoli della storia dell’Atlas V. Si può iniziare a dire ad esempio che è stato l’ultimo volo del lanciatore della ULA in configurazione 401 e, più in generale, l’ultimo utilizzo dei “piccoli” fairing da 4m di diametro. Ma è anche stato l’ultimo volo della famiglia degli Atlas a decollare dalla costa ovest.

Partito infatti dalla Vandenberg Space Force Base, ci saranno numerosi interventi per rendere il pad SLC-3E utilizzabile dal futuro lanciatore Vulcan. Si prevede un anno pieno di lavori, con relativamente poche parti che resteranno immutate ed un ritorno alle operazioni nel 2024. Al contrario che con gli Atlas, la ULA prevede di poter utilizzare anche i Vulcan nella configurazione più potente, con 6 booster aggiuntivi. Per non parlare della cadenza di lancio, che è necessario scenda alla possibilità di utilizzare il pad ogni 14 giorni.

Infine, è stata anche l’ultima missione scientifica di questo lanciatore. A bordo ha volato il terzo satellite che lavora per il programma Joint Polar Satellite System. JPSS-2 raggiunge Suomi NPP, in orbita dal 2011, e JPSS-1, lanciato nel 2017. Prodotto da Northrop Grumman su progetto di NASA e NOAA, verrà presto seguito da altri 2 satelliti, JPSS-3 e 4, nel 2024 e 2026. Il programma è volto a monitorare il nostro ambiente tenendo in osservazione vari elementi con 4 strumenti differenti.

La missione ha però trasportato anche un carico secondario. Il Low-Earth-Orbit Flight Test of an Inflatable Decelerator (LOFTID) è stato un banco prova per testare il comportamento di uno scudo aerodinamico gonfiabile. È un progetto congiunto di NASA e ULA stessa, che potrà avere numerose applicazioni, soprattutto considerando il successo di questo primo test. Dopo aver attraversato indenne l’atmosfera è stato recuperato in splendide condizioni al largo delle Hawaii.

Grazie al suo dispiegamento in una configurazione finale di generose dimensioni – ben 6m in diametro – a fronte di un ridotto volume al lancio, potrà essere impiegato per missioni su Marte con apparecchiature di maggiori dimensioni rispetto a quanto fatto sinora. Ma anche nel progetto di recuperare il blocco motori del Vulcan, per poi riutilizzarli su un altro primo stadio. Oppure utilizzarlo per recuperare oggetti o materiali prodotti in orbita di grandi dimensioni. Il sistema è anche facilmente scalabile verso dimensioni ancora maggiori.

Il manifesto di lancio degli Atlas V per quest’anno termina qua. Dal 2023 si ripartirà, con solamente più 19 missioni previste per questa storica famiglia di lanciatori.

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