16 Novembre 2022 06:47 UTC – Artemis I

Lo Space Launch System al decollo della missione Artemis I

Quello avvenuto mercoledì mattina è un decollo che farà da spartiacque nella storia dell’esplorazione spaziale. E forse anche nella storia umana. Il primo SLS (Space Launch System) è partito dalla rampa 39B del Kennedy Space Center, illuminando la notte americana. Il frastornante decollo (oltre 100db percepiti anche dai giornalisti presenti all’esterno) ha segnato una netta divisione tra il prima e il dopo.

Il prima

Un prima che è iniziato 22 anni fa con il NASA Authorization Act del 2010, in cui si dava il via libera all’agenzia spaziale americana per lo sviluppo e la produzione dell’SLS e della navicella Orion. Prevedendo di inaugurare il nuovo corso dell’esplorazione spaziale statunitense nel 2016. Una prospettiva che fa sorridere amaramente a pensarci oggi. Da allora, infatti, i costi sono letteralmente decollati. Basti pensare che il solo costo di produzione dell’hardware presente al pad di lancio mercoledì mattina si attesta sui 4,1 miliardi di $.

Tra costi e ritardi, però, i lavori sono proseguiti e in dirittura d’arrivo sono iniziati anche gli imprevisti. Un wet dress rehearsal mai completato appieno. Un primo tentativo ad Agosto saltato a causa di un sensore difettoso. Un secondo a Settembre interrotto da una perdita di idrogeno. L’arrivo dell’uragano Ian con l’intero SLS riportato al chiuso nel VAB (Vehicle Assembly Building). Per poi invece sottovalutare l’uragano Nicole e lasciarlo sul pad a sopportarne le raffiche a 160 km/h.

Persino nei preparativi al lancio di mercoledì non c’è stata tregua. Prima con una valvola dell’equipaggiamento a terra i cui bulloni non erano abbastanza serrati, prontamente sistemata da una squadra di 3 uomini. Che però sono arrivati alla rampa ed hanno svolto il loro lavoro con, letteralmente, al fianco il più grande razzo operativo mai costruito pieno di carburante. E poi con un radar che non lavorava correttamente a causa di uno switch ethernet difettoso.

Il dopo

Risolti questi ultimi due problemi, il dopo è arrivato in un lampo. L’ultimo minuto, pur carico di tensione e di preghiere, è volato. A 13 secondi dal termine del conto alla rovescia già iniziano le scintille sotto i motori RS-25. Che a -5 secondi già si accendono. E allo 0 che l’SLS parte rapidamente e con una precisione quasi impossibile. Il volo in sé continua senza intoppi. Step dopo step la navicella Orion viene spinta in tutto il viaggio secondo i piani e, dopo un’ultima accensione dei motori di ben 18 minuti, liberata in traiettoria verso la Luna.

A bordo dello stadio superiore dell’SLS, l’ICPS, hanno anche trovato posto 10 cubesat. 7 americani, 2 giapponesi e l’italiano ArgoMoon di Argotec vengono rilasciati in vari momenti del volo a seconda delle destinazioni che vogliono raggiungere. E nel frattempo Orion inizia un viaggio lungo 25 giorni. Con più fortuna nei tentativi di lancio di Agosto e Settembre la missione sarebbe potuta anche durare 42 giorni. Ora gli ingegneri e scienziati della NASA dovranno continuare a correre per riuscire a completare tutti i test previsti.

Ma il “dopo” ci offre una prospettiva diversa rispetto a questo programma di ritorno alla Luna che non sembrava mai arrivare. Certo, il Programma Artemis è iniziato in realtà con la missione di CAPSTONE, che si è inserito nella sua orbita NRHO giusto lunedì 14. Il gigantesco elefante nella stanza però restava il tanto atteso SLS. Senza il quale, fondamentalmente, non si andava da nessuna parte. Ora tutto questo è finalmente alle spalle e si può finalmente iniziare a guardare anche al presente dell’esplorazione lunare.

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